20 - 28 settembre 2025

Grand Tour della Sicilia 2025

In viaggio con Wolfgang Goethe

Il viaggio
“Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni?
Brillano tra le foglie cupe le arance d’oro,
Una brezza lieve dal cielo azzurro spira,
Il mirto è immobile, alto è l’alloro!
Lo conosci tu?
Laggiù! Laggiù!
O amato mio, con te vorrei andare”

(Johann Wolfgang von Goethe)

Alla ricerca dell’armonia

Il 3 settembre 1786, Goethe lasciò Weimar in segreto. Pensava di restare via pochi mesi, ma il viaggio si trasformò in un’esperienza di quasi due anni. Attraversò molte città italiane: Verona, Venezia, Firenze, Roma e Napoli. Il suo obiettivo era immergersi nelle radici dell’antichità greco-romana, ma man mano che percorreva la penisola iniziò a sentirsi sempre più “a casa”. Studiò monumenti e opere d’arte, ma si appassionò anche alla vita quotidiana e alla cultura italiana del tempo.

 

La svolta arrivò in Sicilia. Si imbarcò il 29 marzo 1787 e l’isola lo affascinò immediatamente: paesaggi intatti, natura vigorosa, rovine antiche perfettamente integrate nel territorio. Per Goethe la Sicilia rappresentò l’incontro più puro con la bellezza classica e contribuì in modo decisivo alla nascita della sua visione del classicismo.

 

Tra il 2 aprile e il 15 maggio 1787, Goethe compì una lunga traversata dell’isola in 15 tappe. Rimase colpito dall’accoglienza di Palermo e dal Monte Pellegrino, definito “il più bel promontorio del mondo”. Visitò Villa Palagonia a Bagheria, Monreale, e poi Segesta con il suo imponente tempio dorico. Proseguì verso Selinunte, Sciacca e infine Girgenti (Agrigento) con la magnifica Valle dei Templi.

Il viaggio continuò verso il centro dell’isola, passando per Castrogiovanni (Enna), e poi verso Catania, da cui esplorò l’Etna e i faraglioni di Aci Trezza. L’ultima tappa fu Taormina, dove rimase ammaliato dalla vista dal Teatro Antico, che definì “il più grande capolavoro dell’arte e della natura”.

Prima di lasciare l’isola per tornare a Napoli, Goethe si fermò a Messina, osservando una città allora segnata da un violento terremoto.

 

Per lui, la Sicilia fu l’esperienza decisiva: “senza vedere la Sicilia non si può capire l’Italia”.

Foto di: Antonio Alampi